#corpiadesivi e Mombello: il risultato è “Insane”

#corpiadesivi_Mombello

La redazione di Ongranmilan questa volta si è allontanata un po’ dalla città e si è spostata a Limbiate in provincia di Monza e Brianza per un progetto tutto speciale, ma partiamo dal principio.

Molti hanno e avranno sentito parlare di Mombello, un ex manicomio, di cui si sono raccontate storie nel corso degli anni, vere o false che siano, su pazienti, medici, pratiche che – per fortuna – oggi sono illegali. Sono stati fatti tanti servizi in televisione su presenze ectoplasmatiche, ma oggi parleremo solo di ciò che è stato vissuto sabato 21 marzo. Vi anticipo già da subito che prossimamente la redazione tornerà in quel posto per approfondire la storia del manicomio abbandonato.

Oggi il post è dedicato al progetto #corpiadesivi e ne abbiamo parlato con l’ideatrice per capirne di più.

Balla come se nessuno stesse guardando,
ama come se nessuno ti avesse mai ferito,
canta come se nessuno stesse ascoltando,
vivi come se il paradiso fosse sulla terra.
~ William W. Purkey 

La danzatrice e coreografa Agnese Ricittelli che dirige una scuola di danza a Cologno Monzese – Centro danzaricerca di Agnese Riccitelli – da qualche tempo ha deciso di rompere gli schemi per permettere alle allieve della sua scuola di interagire maggiormente con l’ambiente circostante, portandole all’esterno di una sala per le prove dove c’è uno specchio e le altre attrezzature necessarie per l’apprendimento della danza.

Sabato scorso la redazione ha visto un pezzetto di questo progetto (un work in progress nato più di un anno fa) e ne è rimasta a dir poco stupefatta.

D: Ciao Agnese, puoi spiegarci cos’è esattamente #corpiadesivi? R: Corpiadesivi è un nuovo concetto di danza che va oltre la sala prove. L’interazione con posti concreti e luoghi della memoria, dagli spazi di tutti i giorni a quelli dimenticati, cercando un nuovo contatto tra corpo e spazio, oggetti ed emozioni, liberando la danza dai preconcetti. 
#corpiadesivi nasce e si sviluppa costantemente attraverso gli spazi, godendosi realmente il “fuori”. #corpiadesivi è sempre in work in progress e cambia ogni volta.

D: Come è nato questo progetto?
R: Prima c’è stato il mio grande Maestro di modern Max Stone che risiede e lavora a New York e che io seguo costantemente andando a prendere le sue lezioni per 20 giorni circa almeno 2/3 volte all’anno. Lui, circa due anni fa, ha creato una piccola compagnia di 4/5 elementi e con loro ha girato e continua a fare dei video a NY in posti sempre diversi, alternativi, con un piccolo “plot”. Ho adorato questo progetto che era solo e pura sperimentazione. Un progetto costruito intorno a un gruppo di persone, professionisti, che lo facevano così, per gioco, per sperimentare. Senza un “cliente” che commissionasse il video o comunque senza essere pagati. L’ho trovata un’iniziativa lodevole. Poi è successo che contemporaneamente ho conosciuto sTen – Stefano Forzoni – un grande amico videomaker. Avevamo voglia di provare una cosa del genere. Queste voglie ti vengono quando nella vita magari stai attraversando un momento particolare e certe forti emozioni da qualche parte le devi far uscire e in quei momenti la creatività raggiunge il picco massimo. Io ho sentito che per noi due era arrivato il momento di liberare un po’ di cose, così ho coinvolto un piccolo gruppo di miei allievi, a cui viene chiesto di esserci con il corpo e soprattutto con il cuore, e abbiamo provato a girare il primo video. Ci è piaciuto, e siamo andati avanti. I professionisti (io, sTen e i fotografi amici che si sono aggiunti) sono tutte persone che a tempo perso (ma io dico che questo tempo ha una qualità elevatissima) hanno voglia di sperimentare le loro conoscenze in un progetto dove la danza è il collante ma il loro contributo importantissimo. Sono tutte persone speciali con le quali siamo in sintonia. Questo è molto importante. Nel frattempo tanti, molti del settore danza, si sono buttati sui video. Siamo nell’era di internet, del virtuale, non possiamo fare a meno di questo nuovo modo di comunicare. Sono dell’idea che questa opportunità debba essere utilizzata al meglio, sviluppando la nostra creatività e unendo le competenze di ognuno. Non sempre bisogna fare qualcosa del genere per soldi o per una finalità precisa, ma, a volte, come succede con #corpiadesivi, lo si fa per scavare dentro dei noi. Consapevoli che tireremo fuori qualcosa di speciale, perché non è “su commissione”. In seguito ho comunicato al mio Maestro Max Stone che volevo fare una cosa prendendo ispirazione dalla sua compagnia Sexy Beast e lui, che è un americano con la mentalità aperta mi ha risposto ”GREATTT! Vai, fai e mandami i video perché che non vedo l’ora di vederli”. Lui è un grande.

D: Come mai questa necessità di uscire dagli schemi e anche dalla sala prove della tua scuola di danza? Insomma, siamo sinceri: andare a ballare in un ex manicomio non è cosa da tutti.
R: È questo il bello. Continuare a tenersi accanto la tecnica, lo studio giornaliero della danza, ma sperimentare, cercare nuove strade, nuove emozioni. È l’interazione dei corpi danzanti con gli spazi più diversi, dal magazzino di luci, al bosco autunnale, al lago in primavera, all’ex manicomio sono tutti luoghi che hanno un’anima e che vive, rivive e si rinnova se noi danzando, interagiamo con quello spazio. Portiamo la danza dove non c’è mai stata.

D: A proposito di manicomi. Ultimamente siete andati proprio a Mombello, un posto abbandonato a se stesso (ma proprio questo è il bello ndr) per girare il prossimo video di #corpiadesivi. Io ammetto che avevo da tempo il desiderio di vedere l’ex manicomio e ho passato mezza giornata con i brividi per l’energia del posto che ho sentito. Cosa hai provato a ballare in mezzo a calcinacci, vetri rotti e polvere?
R: Io non ho preparato per me una coreografia. L’ho preparata per il gruppo di allieve che sono venute con noi. Io volevo essere una tela bianca di proposito.Il mio Maestro Max mi ha sempre consigliato di arrivare nei luoghi con il 20% di coreografia pronta e il resto di crearlo ascoltando il luogo. A me il manicomio di Mombello non ha fatto paura proprio per niente. Ci sono entrata in punta di piedi ascoltando l’energia che tante anime belle hanno lasciato in quel posto. Forse, proprio il mio essere entrata a testa bassa ringraziando di essere ospitata in un luogo che ho ritenuto sacro, mi ha ripagato di quella energia che ho sentito dentro di me appena ho cominciato a danzare utilizzando l’improvvisazione, ascoltando quel luogo, l’elettricità che c’era nell’aria e l’energia di Emanuela Torriani, la cantante con la quale interagivo mentre danzavo. La cosa fantastica è che solo a tarda sera, finito tutto, ho scoperto che quel giorno, il 21 di marzo, oltre ad essere primo giorno di primavera, era anche il compleanno di Alda Merini. Non è stata una coincidenza. Quel luogo mi aspettava. In quel preciso giorno e, personalmente aggiungerei, nel bel mezzo di un percorso di ricerca personale che sto facendo. È stato catartico. È stato un valore aggiunto per me quel momento lì dentro. Un’emozione che si aggiunge a quella che ho provato e condiviso con i miei compagni di lavoro: i fotografi, il videomaker, l’assistente e le danzatrici .

D: Io ho seguito tutte le vostre iniziative, ho visto tutti i vostri video, quasi tutte le foto e sono rimasta affascinata sia dalle situazioni che siete riusciti a ricreare nelle vostre coreografie che di per se dalle musiche e dal montaggio dei video. Di’ ai miei lettori come fare per seguirvi.
R: Abbiamo diversi mezzi per farci seguire e sono tutti social. C’è la pagina twitter @corpiadesivi, possono trovarci su facebook alla pagina corpiadesivi e anche sul canale youtube. Last but not the least, vorrei ringraziare il fotografo Andrea Ardemagni di FA Light Studio, Luca Cattaneo (detto ilCatta ndr), l’assistente Francesca Buzzotta e il mitico videomaker Stefano Forzoni, le allieve/danzatrici: Alice R, Alice C, Giulia, Federica, Arianna, Ilaria, Micaela, Valentina, Asia, Gaia. Un ringraziamento particolare va alla nostra guest star, Emanuela Torriani, una cantante professionista, già allieva del Centro Danzaricerca, che ha deciso di unirsi a noi allineandosi con le nostre idee in sintonia con quello che è il senso di essere “corpiadesivi”. Una sperimentazione dove le arti si fondono liberandosi da vecchi schemi per incontrarsi e dare vita a nuove emozioni.
Questa volta meglio delle altre volte, eravamo proprio tutti speciali.

Non mi sento di aggiungere nulla alle bellissime parole, cariche di passione e amore di Agnese. Mi accodo anche io ai vari ringraziamenti e soprattutto vorrei dire un grazie enorme proprio ad Agnese che quel giorno mi ha trasmesso davvero tanto. Sentirsi ispirata, sentirsi parte di qualcosa -seppur io fossi una specie di intrusa -, aver visto con i miei occhi quello che fino ad allora ho solo visto sullo schermo di un computer mi ha davvero aperto occhi, cuore e mente.

Ricordatevi, cari lettori, che presto sulla nostra pagina facebook, dove è già possibile trovare l’anteprima del lavoro girato a Mombello, arriveranno molte altre sorprese a riguardo.

#corpiadesivi_Mombello_2 #corpiadesivi_Mombello_3 #corpiadesivi_Mombello_4 #corpiadesivi_Mombello_5 #corpiadesivi_Mombello_6

credits: le fotografie sono gentilmente fornite da FA Light Studio. Sarà possibile trovare le altre sulla pagina facebook di Fa Light Studio e su quella di ongranmilan.

Tutti col naso all’insù. Arriva l’eclissi

L'eclissi di sole parziale

Non si fa in tempo a smaltire la sbornia di St. Patrick che subito Milano ci offre un altro evento imperdibile.
Questa volta però non è grazie al comune o grazie ad un evento organizzato da qualche ente, ma grazie al movimento astronomico.

Venerdì 20 marzo è il giorno in cui l’Italia e altri Paesi Europei potranno vedere l’eclissi solare parziale (a Milano circa il 70%) dell’equinozio di primavera.

Evento abbastanza raro che prevede il passaggio della Luna tra il Sole e il nostro pianeta.
Molte persone si riverseranno in parchi e spazi all’aperto per godersi questo spettacolo della natura che per qualche minuto lascerà la nostra città al buio parziale, ma l’INAF – Osservatorio Astronomico di Brera in collaborazione con Circolo Astrofili di Milano dà l’opportunità al pubblico di godersi l’eclissi dalle terrazze della Cupola a Fiore.

L’ingresso è libero con turnazione (durata del turno 20 minuti circa) fino ad esaurimento posti e, udite udite, non è prevista alcuna prenotazione. C’è solo il limite di afflusso delle persone che sarà di 40 a turno.
Inutile dire che in caso di maltempo la manifestazione verrà rimandata e la prima data utile per assistere ad evento simile sarà probabilmente al 12 agosto 2026, verso sera. Per avere indicazioni su come arrivare all’Osservatorio clicca qui.

Mi raccomando, se ci tenete ai vostri occhi non fate la stupidata di guardare l’eclissi con gli occhiali da sole o, peggio ancora, ad occhio nudo perché molto probabilmente sarà una delle ultime cose che vedrete. Meglio munirsi di filtri e occhiali appositi, disponibili anche online a un prezzo tutto sommato contenuto. In alternativa si consigliano anche gli occhiali da saldatore con indice di protezione numero 14 (ma mai meno di 14, altrimenti risulterebbero inutili) reperibili nei negozi di ferramenta e assolutamente efficaci per guardare l’eclissi in tutta sicurezza. Niente binocoli, macchine fotografiche o telescopi perché è come guardare l’eclissi ad occhio nudo.

Interessante è anche la possibilità di seguire la diretta streaming (in questo caso, potete evitarvi gli occhiali protettivi) comodamente seduti sulla sedia dell’ufficio – mi raccomando, non fatevi beccare dal capo – o sulla poltrona di casa. Se il meteo che per ora si prevede favorevole però, dovesse tradirci, o se ci trovassimo impossibilitati a seguire l’eclissi da una postazione favorevole, niente paura: Il Virtual Telescope vi farà seguire l’evento in diretta, con il commento dell’astrofisico Luca Masi.

Venerdì tutti con gli occhi al cielo (protetti) e godetevi lo spettacolo.

#SMWMilan – La settimana Social della città di Milano

social media week

5 giorni. 50 eventi. 100 relatori per dieci grandi macro-temi. A Milano è tornata la Social Media Week (fino al 27 febbraio), settimana dedicata ai nuovi linguaggi di comunicazione promossa da Hagakure, agenzia di digital marketing del Gruppo Dnsee, con il patrocinio del Comune di Milano.

Una settimana densa di appuntamenti che ruoteranno intorno a Palazzo Reale e al Mondadori Megastore in piazza del Duomo che ospiteranno le diverse conferenze in programma.

Tanti gli appuntamenti incentrati tutti sul tema “La Mobile class. Il digitale e la società che cambia” a sua volta declinato in 10 macroargomenti: dal futuro del lavoro, all’advertising; dal wellness alla politica e leadership; society, Startup e Innovazione ovviamente guardando al Far/East e alla Cina. Al centro anche, e soprattutto, la creatività declinata negli incontri dedicati all’Industria Creativa e al rapporto tra essa e le nuove piattaforme e allo Storytelling, quest’ultimo con particolare attenzione ai canali video come YouTube.

Nell’anno di EXPO non può mancare -ovviamente- il tema food, al centro di numerosi incontri tra cui: cucinare senza pentole è social? dedicato a Fare, raccontare e cucinare ai tempi di Expo (25 febbraio); foodtelling: raccontare il cibo e raccontarsi tramite il cibo (26 febbraio); Gnam Box: comunicare attraverso il cibo (sempre 26 febbraio).

Per chi vuole seguire i lavori da smartphone, tablet o dal computer, è in funzione il servizio streaming.

Ma non saranno gli unici appuntamenti a tema Social: infatti altre tappe toccheranno molti altri luoghi nel corso dell’anno in Italia. A giugno l’appuntamento sarà Roma e a novembre a Torino. Quello che accomuna tutti gli eventi è lo sguardo puntato verso le nuove frontiere del digitale. Tecnologia, comunicazione, social media, mobile sono i temi principali intorno a cui si concentrano centinaia di esperti e migliaia di partecipanti.

Un evento per chi lavora nel settore dei social e per chi ne è semplicemente appasionato.

Non perdetevi assolutamente questa opportunità.

San Valentino alternativo a Milano

Cuori a Milano

La festa degli innamorati si avvicina e questo sabato, molto probabilmente, alcuni locali saranno presi d’assalto, ristoranti in primis, da coppiette felici che pasteggeranno con un prosecchino.

Noi di Ongranmilan però puntiamo ad altro: il romanticismo va bene, ma ci sono eventi interessanti anche per chi non ha un partner con sé.

Segnaliamo alcune iniziative dedicate all’arte -e non solo- che si terranno in città.

Sabato 14 febbraio 2015:

E quindi uscimmo a riveder le stelle

Quale occasione migliore per andare al Planetario di Milano? In occasione di San Valentino si terrà la conferenza “Grandi amori in cielo”, a cura di Mauro Arpino: protagoniste Euridice, Andromeda e l’amore eterno raccontato dalle costellazioni, in un doppio appuntamento alle ore 19.30 e alle 21.30.

#SpazioLambrate #Unospazioper far correre le tue passioni

Vi ricordate dello SpazioLambrate? Ne avevamo parlato qualche mese fa a proposito di un evento di inaugurazione.
Questa volta l’appuntamento sarà dedicato alla pittura ad olio, al teatro e alla creazione di biglietti augurali personali il tutto legato dal tema dell’amore.
L’appuntamento è dalle 18:00 alle 22:00 presso lo Spazio Lambrate in via delle Rimembranze di Lambrate, 16.

Vale sempre la pena di vedere Van Gogh

L’appuntemento con il pittore olandese raddoppia. Non c’è solo la mostra a Palazzo Reale dedicata all’artista più controverso e amato (fino all’8 marzo 2015), ma anche a Palazzo Sormani (Corso di Porta Vittoria, 6) fino al 25 febbraio è presente la mostra “Van Gogh – La passione per i libri” con oltre trenta volumi tra quelli preferiti dal pittore.

Un ritorno al passato

Evento straordinario questo sabato in centro: verranno inaugurati gli ascensori che porteranno a 40 metri di quota per salire sulla cupola della Galleria Vittorio Emanuele II di Milano. Ancora non sarà possibile fare la passeggiata sul tetto di uno dei simboli della città, in quanto bisognerà aspettare Expo, ma intanto si può andare a vedere cosa ci aspetterà tra qualche mese.

Shape you trip. Make your Bit.

Immancabile anche quest’anno l’appuntamento con la Bit (Borsa Internazionale del Turismo) che apre le sue porte al pubblico proprio di sabato. Un evento che inizia giovedì 12, ma solo per gli “addetti ai lavori” che potranno seguire le varie conferenze che si terranno presso il polo espositivo di Fiera Milano di Rho. Il biglietto d’ingresso costa 6 € se comprato all’entrata della fiera, oppure 5 € se comprati online.

Sabato 14 e domenica 15 febbraio 2015:

Un weekend da non perdere tra profumi avvolgenti e colori intensi

Il FAI propone “AgruMi”, una manifestazione che si terrà presso la Palazzina Appiani questo weekend alla scoperta dell’universo degli agrumi per conoscere le numerose varietà e rarità di questi frutti prelibati. Saranno in vendita non solo piante e frutti, ma anche marmellate, mieli, mostarde, oli agrumati e dolci agli agrumi. Un evento dedicato alla dolcezza e in quale giorno poteva capitare se non proprio a San Valentino?

Domenica 15 febbraio:

Un panorama mozzafiato

Come molti già sanno, ogni domenica il Palazzo Lombardia apre le sue porte per visite non guidate gratuite che comprendono anche la salita al Belvedere del 39° piano da cui si può ammirare la città di Milano. Il percorso include le “Colonne dell’arte”, opere realizzate da artisti nazionali e internazionali poste all’ingresso del palazzo. Le visite si terranno dalle 10:00 alle 18:00 e l’ingresso è completamente gratuito.

I milanesi e i turisti questo weekend hanno molta scelta su cosa fare. Che poi voi siate da soli o accompagnati, poco importa: Milano ne ha per tutti!

Buon San Valentino, cari lettori.

Torna il Milano Food&Wine Festival

Milano Food&Wine Festival

La felicità è un bicchiere di vino con un panino…

Tanto vino, ma niente panini alla quarta edizione di uno dei festival più golosi del capoluogo meneghino, evento dedicato al buon cibo e al buon vino: il Milano Food&Wine Festival 2015.

Per tre giorni, 7, 8 e 9 febbraio arriva un piccolo assaggio di quello di cui tratterà EXPO2015.

Saranno tre giorni di “viaggio” alla scoperta di 300 vini selezionati direttamente da Helmuth Köcher, Presidente e Fondatore del Merano WineFestival. Il pubblico potrà godere di una panoramica sulla migliore produzione italiana e internazionale.

Interessante anche l’aspetto di cucina e pasticceria d’autore, dove 19 chef invitati da Paolo Marchi si alterneranno presentando dei piatti ispirati proprio all’evento che Milano ospiterà, ormai, a breve.

Oltre a riempirsi gli occhi di queste meraviglie che il nostro territorio offre, il pubblico potrà anche riempirsi la pancia.

Nel biglietto che si acquisterà all’entrata è già compreso l’assaggio dei vini che vengono esposti nell’ex fiera Milano city (Gate 15 – via Gattamelata 5, Milano). Si potranno assaggiare anche tutti e 300, ma in quel caso vi consiglio di recarvi alla fiera con i mezzi pubblici

Se bevi, non guidare

Se volete fare una degustazione più completa A parte si potrà comprare, al costo di 10 €, il biglietto per poter assaggiare anche i piatti d’autore cucinati dai 19 chef invitati all’evento.

Un evento goloso da non perdere. La dieta? Magari questo weekend sospendetela, poi dal 10 si torna a stecchetto.

Info Point

#Pernondimenticare

Muro dell'IndifferenzaIl 27 gennaio è la Giornata della Memoria delle vittime dell’Olocausto, data che coincide con il giorno in cui, nel 1945 l’Armata Rossa dell’Unione Sovietica liberò il campo di concentramento di Auschwitz.

La storia la ricordiamo tutti, l’abbiamo studiata, i nonni ce l’hanno raccontata, molto probabilmente non verrà mai dimenticata ed esistono posti come quello visitato domenica pomeriggio che si prefiggono di scongiurare questa evenienza.

Per Ongranmilan il giorno della commemorazione è iniziato due giorni in anticipo grazie alla visita al Memoriale della Shoah di Milano.
Un luogo nascosto, posto sotto i binari che ogni giorno accolgono migliaia di viaggiatori e pendolari ignari della presenza di quest’area al di sotto della Stazione Centrale di Milano.
In origine i ventiquattro binari servivano per il carico e lo scarico dei vagoni postali, ma tra il 1943 e il 1945 da questo luogo furono caricati a forza centinaia di deportati diretti ai campi di concentramento e sterminio.

All’entrata del Memoriale affacciato su piazza Edmond J. Safra, un muro accoglie i visitatori con la sua imponenza e perentorietà. Un singola parola da il benvenuto e riassume la tragedia di quegli anni: “Indifferenza”, motivo secondo Liliana Segre, una delle stuperstiti deportata proprio da Milano, per cui la Shoah è stata possibile, ma il vero percorso inizia una volta arrivati al piano rialzato.

Dietro le colonne tappezzate da pannelli della mostra con testimonianze e storie del luogo (queste diverranno dei video in futuro) c’è quello che è rimasto di un treno della morte.
Due vagoni bestiame dove venivano ammassate decine e decine di persone che avrebbero viaggiato per dei giorni senza cibo, acqua, servizi igenici. Unica fonte di aria erano delle piccole aperture, solitamente quattro per vagone, adornate da filo spinato in modo che nessuno potesse cercare di fuggire mentre il treno si spostava da Milano ai campi di concentramento.

Si può entrare in questi spazi soffocanti e vuoti. Ci si passa attraverso per arrivare nell’altra zona.
Io personalmente, sono entrata in uno scompartimento completamente buio. La sensazione di malessere mi ha colpito, davvero. Ho cercato di sbirciare fuori da quelle aperture che permettevano anche ai deportati di poter guardare fuori e respirare aria pulita e mi sono sentita affogare in quell’oscurità. Vedere come unica fonte di luce quella di una lampada che filtra in quella fessura con una grata davanti è angosciante. Anni fa, feci uno spettacolo teatrale tratto dal libro “Se questo è un uomo” di Primo Levi. Quando dovetti far finta di essere trasportata su un treno simile e vivere in un campo di concentramento, sembrava tutto così lontano eppure domenica mi ci sono trovata dentro in tutti i sensi. Sono stata distratta dall’arrivo di un signore della Protezione Civile che gentilmente mi ha fatto luce.
Quando sono uscita dal mio raccoglimento personale ho potuto riprendere la visita.

Seguendo la guida, al di là dei vagoni della morte, si arriva ad un muro con scritti i nomi delle persone deportate dalla Stazione Centrale: 774 sono i nomi che riempiono questo spazio.
Solo 27 di essi sono i superstiti e i loro nomi sono evidenziati in giallo.

Sorpassando il muro si arriva al Luogo di Riflessione, uno spazio circolare in cui ci si può soffermare a pregare, pensare, sostare o a confrontarsi. In quel luogo ho riascoltato il silenzio che ho trovato anche nel vagone. Mi sono soffermata a pensare nuovamente a quell’angoscia che ho provato. Io, che sono stata fortunata a nascere parecchi anni dopo, che sono stata fortunata a non vivere quell’orrore, che sono stata fortunata a non dover vivere con la paura di non arrivare a domani. Mi sono immersa nuovamente nel mio silenzio, in modo rispettoso e dopo aver fatto le mie considerazioni verso me stessa, sono uscita dirigendomi verso un altro filmato.

Qui delle persone anziane ricordano cosa hanno vissuto e lo raccontano a noi per evitare che ci passi di mente il periodo più buio della nostra storia. Rimango assorta per qualche altro minuto dopo di che decido che è ora di uscire alla realtà odierna, che dopo tutto, non mi sembra poi così tanto male.

Al piano interrato, che domenica era chiuso al pubblico, c’è un auditorium dove solitamente ci sono convegni, conferenze e presentazioni di carattere storico, culturale e sociale.

Il progetto, però, non è ancora finito. La Fondazione Memoriale della Shoah sta costruendo una biblioteca specializzata, uno spazio per mostre temporanee, un bookshop e gli uffici della Fondazione stessa e per questo, sul sito si possono trovare le indicazioni per fare delle donazioni.

Vi lascio con le parole di Ferruccio de Bortoli, presidente della Fondazione Memoriale della Shoah di Milano:

La memoria è un dovere morale, un impegno civile. Se rituale è inutile. Se strumentale, persino pericolosa. Se scolora nella banalità allontana la percezione del dolore, l’immensità del sacrificio, la forza dirompente di quei corpi senza carne, di quei volti muti e sofferenti, eppure così dignitosi. La memoria autentica scongiura la formazione di un vuoto alle nostre spalle. Attenua quella comprensibile tendenza alla rimozione spingendoli nel pozzo della storia fino a conforderli con tanti altri. Il ricordo è un esercizio salutare: apre la mente e i cuori, ci fa guardare all’attualità con meno pregiudizi e minori ambiguità. Il ricordo è protezione dalle suggestioni ideologiche, dalle ondate di odio e sospetti. La memoria è il vaccino culturale che ci rende immuni dai batteri dell’antisemitismo e del razzismo. Chi ha buona memoria è un cittadino migliore.

#ionondimentico

Muro dei nomi Interno vagone Milano-Auschwitz Treno della morte - 2 Treno della morte 1

credits: le fotografie sono state gentilmente fornite da FA Light Studio

Milano destinazione del 2015. Il New York Times parla della nostra città

Milano dall'alto

Milan l’è un gran Milan, non a caso è anche il titolo di questo blog e il New York Times è d’accordo. Non a caso, qualche settimana fa è uscito un articolo del celebre giornale della metropoli statunitense che ha elogiato la nostra città, un motivo di orgoglio per noi milanesi e anche per tutto il territorio Italiano.

Quest’anno ci sarà l’EXPO, ormai manca davvero poco, i biglietti si stanno vendendo praticamente da soli anche se le stime hanno previsto un minore afflusso di persone per questo evento molto importante per Milano e dintorni.
Siamo tutti in trepidazione per questo grande evento, siamo carichi di aspettative -o almeno la maggior parte di noi-.

Una città rivitalizzata dà il benvenuto al mondo […] L’Italia è ricca di città romantiche come Firenze, Venezia, Roma però adesso la più vibrante potrebbe essere proprio Milano e per i turisti questo è l’anno per scoprire il suo charme visto che ospiterà Expo, al quale sono attesi 20 milioni di visitatori

Nella classifica stilata dal New York Times, la nostra città spicca al primo posto tra 52 destinazioni nel mondo da vedere nel 2015, subito davanti a Cuba, in seconda posizione, e Philadelphia, in terza.

La redazione del New York Times ha anche girato il video intitolato “36 hours in Milan”: cosa fare e vedere in 36 ore tra nuovi locali, negozi, ristoranti e luoghi d’interesse artistico e culturale, ma non solo: è stata fatta una piccola guida con orari, indirizzi e recensioni sui posti selezionati dal giornale americano.

Qui di seguito troverete il link diretto all’articolo messo online poco più di una settimana fa con il relativo video.

Enjoy it!

What to do in 36 hours in Milan

“Per me uno Sbagliato, grazie”

Sbagliato al Bar Basso

Il 2015 è arrivato: anno nuovo, vita nuova, nuovi propositi (sempre gli stessi), nuova me, te, noi, essi, ma alcune abitudini rimangono indissolubili nelle nostre vite.

Cari lettori, oggi si parla di un must qui a Milano, di un qualcosa che più o meno tutti conoscono legato solitamente ad una pratica ormai ben diffusa su tutto il territorio italiano.

Ora, io non voglio indurre in tentazione nessuno dato che le feste sono appena terminate e tutti abbiamo ancora la panza piena di leccornie varie, non vorrei che qualcuno trasgredisse la sua dieta ferrea, ma questo post è dedicato al drink del milanese DOC: lo Sbagliato.

“Pa’ stasera sono andata in un posto dove dicono che è stato inventato lo sbagliato… Una figata! Lo portano in un bicchierone con un iceberg dentro e poi… Vabbè Pa’ ti ci porto una sera..”

“Ah beh, sai che scoperta! Al Bar Basso ci andavo io quando ero ragazzo…”

Il Bar Basso si trova nello stesso viale (viale Abruzzi) dall’ormai lontano 1967 e da quell’anno allieta le serate dei milanesi. Il cocktail, nato dalle sante mani del bartender Mirko Stocchetto, è oggi uno dei drink più diffusi a Milano e anche in altre città composto da Campari, Martini Rossospumante brut e l’immancabile fetta d’arancia.

Un locale carino, un po’ retrò, con lampadari pendenti e tantissimo legno in sala. Qui, seppur siano stati tra i primi ad istituire l’abitudine dell’aperitivo, niente buffet con pizze, focacce, pasta.. E no cari miei, l’happy hour così come siamo abituati oggi a farlo, non c’è. In questo locale storico di Milano, che vanta anche l’invenzione del famigerato Sbagliato, si fa il vero aperitivo alla milanese: patatine, olive e qualche tartina con salumi e formaggi. Uno di quegli aperitivi che ti siedi con la fame e ti alzi dalla sedia ancora più affamato, ma quanto meno dissetato.

Interessante l’utilizzo di grandi bicchieri –ma proprio grandi eh– e cubi di ghiaccio simili ad iceberg. Qui lo Sbagliato non è solo buono, ma fa anche scena.
La prima volta che ci sono stata, ho  subito notato quei boccali e immediatamente ho pensato: “ecco voglio quello, in un bicchiere come quello e con un cubo di ghiaccio uguale”. Sono stata attirata prima dal contenitore e poi dal contenuto.

Essendo un luogo un po’ particolare proprio per quest’aria chic e agé, non si trovano i soliti ragazzetti che vogliono solo bere, anzi, il più delle volte si trova il signore di mezza età che ancora si sente giovane, che sorseggia il suo Sbagliato o il suo Bianchino comodamente seduto sul divanetto del locale.

I camerieri sono gentili, seppur qualcuno “rubi” letteralmente il piatto con le patatine e le olive proprio mentre tu stai per allungare le dita per prenderle, quasi come se avessero fretta di toglierti impicci da sotto al naso.

La pecca più grande? Il parcheggio. Si sa, a Milano trovare parcheggio è come cercare un ago in un pagliaio e li la situazione si accentua anche grazie alla vicinanza di un cinema e diversi locali e ristoranti.

Se non siete mai stati al Bar Basso, andateci, anche se siete astemi. L’atmosfera a volte vale più di tutto il resto e non so perché ogni volta che ci vado, mi sembra di essere catapultata in un’altra epoca, quasi come se mi aspettassi che dalla porta di ingresso entri uno vestito come l’omino del Monopoli per bere anche lui il suo buonissimo vero Sbagliato.

Milano illuminata a festa

Best Wishes

Il Natale è più vicino che mai e Milano è addobbata a festa già da un bel po’. Le luminarie della festività più amata dai bambini, ormai hanno già stancato i più grandi che, invece, nelle feste natalizie vedono dilatare i fianchi e rinsecchire le finanze.

Anche quest’anno il Comune ha deciso di mettere gli alberi in alcune delle mete più frequentate dai milanesi e, come tutti gli anni, rendono l’atmosfera ancora più magica e ti fanno ricordare, ancora una volta, che devi correre a finire di comprare i regali. Il solito albero in Piazza Duomo risplende nelle sue migliaia di lucine scintillanti che si specchiano nei vetri di uno dei simboli di Milano, o quanto meno il più conosciuto. La cosa interessante è che l’abete, alto 25 metri, a fine festività, verrà trasformato in sessanta panchine che poi verranno distribuite nei parchi della città. Ma non è l’unico sempre verde ad adornare le nostre strade.

Il cono di 20 metri installato da Unicredit a Piazza Gae Aulenti, che giustamente qualcuno potrebbe dire:“Hey! Ma non è un pino!”, risplende augurando “Buon Natale” in sedici lingue diverse nella parte più moderna della città. Un tripudio di colori e luci che catturano l’attenzione dei passanti e dei lavoratori degli uffici circostanti. Da quando è stata costruita questa piazza, non siamo mai rimasti delusi dalle installazioni avvenute. Oltre al cono che, già l’anno scorso, ha deliziato gli occhi dei passanti e dei turisti, sono presenti sulla stessa piazza una pista di pattinaggio su ghiaccio coperta e un’altra pista separata per il curling (lo spazzare risulta, effettivamente, più divertente del pulire i pavimenti di casa).

Come non citare il vicino di casa dell’albero in Piazza Duomo? Certo, il centro è fornito di ben due alberi posti a poca distanza uno dall’altro. Infatti all’interno della Galleria dedicata a Vittorio Emanuele è stato installato l’albero di Swarovsky, un albero di Natale affascinante ed elegante a base larga posto sotto la cupola tinta di blu da migliaia di lucine. Gira che ti rigira, ovunque guardi in questo periodo vedi luci, alberi, fiocchi poste sulle case, Babbi Natale che girovagano, giocolieri con cappellini di Natale che si lanciano palline e clave -solitamente con poveri passanti in mezzo che pregano di non essere colpiti dai loro attrezzi- e poi gli immancabili cittadini che corrono più del solito a cercare questi benedetti regali.

Peccato che in Piazza Castello poi non hanno lasciato quell’albero fatto di Lego che i cittadini hanno costruito gli ultimi giorni di novembre. Quello si che sarebbe stato molto originale e carino da vedere, anche perché: chi è che non ha mai giocato, almeno una volta nella vita, con i mattoncini colorati della Lego?

Ma il mio preferito rimane l’albero creato con le luci degli uffici del grattacielo più alto d’Italia: quello della Torre Isozaki, soprannominata Il Dritto. L’ho visto quasi per caso qualche sera fa. Mi guardavo in giro e voilà, lo stupore nei miei occhi ha preso il sopravvento:“Guarda, guarda! Un albero fatto con le finestre del palazzo!”. 

La cosa più interessante di tutto è la serie di eventi natalizi che solitamente iniziano il giorno di Sant’Ambrogio, esattamente il giorno dopo dell’accensione dell’albero in Piazza Duomo, ovvero, quando si da il via al Bianco Inverno.

Difficile annoiarsi a Milano, anche durante le feste. Milano è sempre bella: di giorno, di sera, di notte, alle quattro del mattino e tutti questi addobbi la rendono ancora più bella. Manca solo la neve per rendere il tutto ancora più surreale, come un mondo sospeso nel tempo e nello spazio.

A me non resta che augurare a tutti voi, cari lettori, un Buon Natale. Mangiate, bevete, ridete, scartate regali, state con amici e famiglia, poi abbiamo ancora Capodanno per allargare i fianchi e ricordate:

a gennaio, dieta!

Cono Piazza Gae Aulenti Albero Torre Isozaki pista curling Albero Piazza Duomo Albero Galleria Vittorio Emanuele Pattinaggio su ghiaccio in Gae Aulenti

credits: alcune immagini sono state gentilmente concesse da FA Light Studio

Van Gogh torna a Milano

Van Gogh

È passato poco meno di un anno da quando il Comune di Milano aveva organizzato la mostra Van Gogh Alive presso la Fabbrica del Vapore tenutasi dal 6 dicembre 2013 al 16 marzo 2014. Una mostra molto interattiva, dove l’esperienza di fruizione era a livelli altissimi. Niente quadri, niente litografie, solo proiezioni dei quadri più famosi intorno ai visitatori.

Ebbene si, ho usato volutamente la parola intorno perchè bastava sdraiarsi a terra per ritrovarsi nei campi di grano dipinti dal pittore olandese. Un’esperienza unica per chi è andato a vedere questa mostra.

Vale sempre la pena di vedere Van Gogh

Con il rimorso di non aver potuto partecipare alla Van Gogh Alive, e spinta dalla citazione appena riportata qui sopra, ho deciso di non farmi sfuggire la nuova iniziativa su questo artista. Ho chiamato la biglietteria di Palazzo Reale e ho deciso di prenotare, con largo anticipo, sette biglietti per andare a vedere la nuova mostra organizzata dal Comune di Milano, inaugurata il 18 ottobre 2014 e che terminerà l’8 marzo 2015, è tornata in città: “L’uomo e la terra”.

Un titolo che già fa pensare all’aria pre-EXPO2015, evento ormai dietro l’angolo.

La rassegna, a cura di Kathleen Adler, presenta una lettura dell’opera di Van Gogh del tutto inedita e si focalizza sulle tematiche legate a Expo 2015: la terra e i suoi frutti, l’uomo al centro del mondo reale, la vita rurale e agreste strettamente legata al ciclo delle stagioni.

Vengono mostrate una cinquantina di opere partendo dai primissimi disegni realizzati in Olanda, fino ad arrivare agli ultimi capolavori dipinti nei pressi si Arles.
Immancabile l’Autoritratto del 1887, il più famoso, proveniente dal Kröller-Müller Museum di Otterlo, apre la visita a opere provenienti da alcuni dei maggiori musei internazionali e, addirittura, provenienti da collezioni private solitamente inacessibili.
Un allestimento molto interessante, attuato dall’Archistar giapponese Kengo Kuma, molto semplice, lineare, pulito, buio. Si, proprio così, buio. Le luci infatti erano puntate solo sui quadri appesi a delle pareti mobili ricoperte da un tessuto marrone scuro che, quasi, ricordava i vecchi sacchi di patate.

Purtroppo, per via del lavoro, sono stata costretta ad andare nel fine settimana (domenica) e, senza alcuna ombra di dubbio, è il momento peggiore per vedere una mostra. Non sono riuscita a godermela, a viverla fino in fondo, a stare due minuti davanti ad un quadro in tranquillità, senza gente che mi si piazzava davanti o che, senza volere, mi tirasse un piccolo spintone.
Quello che mi ha lasciato perplessa è che ci fossero due bei gruppi di persone che stavano facendo la visita guidata. Inutile dire che quando ci sono questi gruppi, unito già al numero elevato di visitatori, guardare da vicino un quadro, risulta ancora più difficile.

Alla luce di tutto questo, alla coda che ho fatto prima di entrare seppur avessi prenotato i biglietti, all’incapacità di gestire il pubblico scaglionando le entrate in qualche modo, a fronte delle opere all’interno della mostra che, seppur siano molto interessanti, non ho trovato che fossero memorabili, la domanda che mi sorge spontanea è: perché ho speso quei 12€ (14€ senza riduzione) per vedere questa mostra?
Lo ammetto, io sono un’ignorante, non ne capisco di arte, ma amo andare a vedere mostre e musei e, in particolare, amo questo pittore, ma il gioco non è valso la candela; non mi è rimasto impresso nulla nella memoria.
Sono rimasta, sostanzialmente, delusa da questa mostra che attendevo con trepidazione.

Morale della favola: con il senno di poi, non so se ci andrei e, soprattutto, ancora mi mangio le mani per essermi persa la Van Gogh Alive.